L’intelligenza artificiale sta entrando in azienda con grande forza, promettendo efficienza, automazione e vantaggio competitivo. Ma attenzione: non tutto ciò che genera è utile.
Sono le domande che noi facciamo all’IA e la modalità in cui lo facciamo, che determinano l’accuratezza delle risposte perché altrimenti rischiamo che ci ritornino indietro maree di stupidaggini o di risposte inventate.
È fondamentale capire che l’IA non mente mai: semplicemente non sa cosa sia vero e cosa no. Non ha coscienza, né intenzioni. Eppure, tendiamo a darle tratti umani, a fidarci di ciò che dice come se fosse un esperto. Questo atteggiamento può portarci a errori strategici seri.
In azienda, questo si traduce in decisioni basate su informazioni errate, automazioni mal progettate, o peggio, processi resi opachi e ingestibili. L’IA è un martello potentissimo, ma solo noi possiamo (e dobbiamo) scegliere quali chiodi vale la pena colpire, assumendoci la responsabilità delle conseguenze.
Il cambiamento tecnologico è inevitabile, ma il cambiamento organizzativo è una scelta. L’IA può essere una leva straordinaria per evolvere, innovare e crescere.
Oggi, non imparare a usare l’IA è criminale e rischia di farci restare indietro rispetto a tutti i nostri concorrenti.
Ma serve visione, giudizio e, soprattutto, discernimento.
Non deleghiamo la direzione della nostra azienda a un algoritmo. Usiamolo come strumento, non come bussola.
Quali esperienze stai sperimentando nella tua azienda in relazione all’uso dell’IA?
Se ti va scrivilo nei commenti.