Chi mi conosce bene, sa che il mio rapporto con le abitudini è difficile. Io l’ho reso complicato, almeno agli occhi degli altri.
Il rapporto con le abitudini
Tutto è iniziato quasi 8 anni fa, quando smisi di fumare. Un caro amico un giorno mi chiese: “Ma tu senti ancora il sapore delle sigarette?”. Lo guardai con la faccia stranita e lui specificò: “Intendo, te le godi ancora quando le fumi? Ti piace?”. Ero arrivata già oltre la metà della sigaretta.
La guardai e provai a fumare ancora. In effetti, nemmeno mi ero accorta di averla fumata fin lì. Da brava fumatrice, che si sentiva in colpa perché fumava, cambiai subito discorso e il tutto finì in quel momento. Ricordo che era una giornata piena e che non ebbi più tempo per pensare a quella domanda insolita. Quando la sera arrivai a casa e feci per accendermi una sigaretta, tornò a bussarmi alla mente: “Te le godi ancora quando le fumi?”
Avevo già appoggiato la sigaretta alla bocca. La rimisi nel pacchetto e andai a preparare la cena. Ricordo davvero quella sera come fosse successo tutto ieri, perchè mi ha permesso di cambiare il mio modo di sentire i miei bisogni, le mie voglie e di controllare i miei gesti.
Finita la cena, il bisogno della nicotina era alto. Che brutte che sono le dipendenze!!!
Andai in terrazzo e presi il pacchetto delle sigarette e un accendino. Tirai fuori una sigaretta e la fumai di gusto, lentamente.
Mi piacque? Sì, ma non quanto credevo.
Quando stavo a casa non fumavo molto, per cui mi persi dentro a un libro e andai a dormire.
Il mattino seguente, come un automa, mi alzai dal letto, andai in cucina a preparare il caffè e mi accesi una sigaretta. Cercai di capire di cosa sapesse quel sapore indescrivibilmente sgradevole che stavo sentendo. Pensai a ogni mattina passata a fumare. Oggi mi vergogno a scrivere qui per quanti anni ho fumato.
La consapevolezza dei bisogni e delle voglie
Non ricordavo di aver provato tanto fastidio. Non ricordavo di aver mai fatto caso a che sapore avesse una sigaretta, perchè tanto erano tutte uguali. Già, questo mi stavo dicendo: ma se sono tutte uguali perchè questa mi fa schifo?
Qualcosa nella mia testa fece click. Questo famoso click è il suono del cambiamento, della consapevolezza, delle prese di coscienza. Pensai che da lì in poi, avrei fatto caso a ogni sigaretta che mi sarei fumata. E così feci.
Ogni volta che dovevo (volevo!) fumare, prendevo il pacchetto, lo guardavo, mi chiedevo più volte se fosse il caso di aprirlo e se il desiderio fosse incontrollabile, e se continuavo a voler fumare, tiravo fuori una sigaretta, la giravo tra le dita, ci giocavo, ne sentivo la carta liscia al tatto, e solo se ancora avevo voglia di fumare, mi accendevo questa sigaretta e me la godevo. Spesso mi trovai a rimettere in tasca o in borsa il pacchetto appena tirato fuori o a rimettere apposto la sigaretta appena prelevata.
Il processo naturale per smettere di fumare
Smisi di fumare in modo naturale, senza sforzi e conseguenze di astinenza. Lo feci in nemmeno un mese di tempo e quasi senza accorgermi. Ricordo il momento in cui realizzai di aver smesso, ero appena salita in macchina, dove comunque c’era sempre un pacchetto di sigarette e mi venne in mente che era da un po’ che non fumavo in macchina. Non vedevo il pacchetto, l’ho cercato e trovato, ormai era finito nel portaoggetti sotto le carte di lavoro. C’erano ancora una sigaretta e un accendino blu. Decisi di lasciarli lì, nel caso mi fosse tornata la voglia.
Ho conservato questo cimelio fino a qualche mese fa, fino a quando ho capito che non mi serviva più, che ormai questo fa parte di me e non ho bisogno di ricordarmelo.
Iniziai a fare così con tutto, col caffè, con alcuni cibi, con tutto quello che facevo come abitudine, anche con quelle oggettivamente sane. Ho ribaltato gli schemi dei miei comportamenti e ho eliminato tutto quello che era diventato solo abitudine.
Ma quando un gesto, un’azione, un cibo, l’utilizzo di qualcosa diventa solo abitudine? Quando non ci ricordiamo più perché lo abbiamo fatto la prima volta, cosa ci ha spinto a continuare e l’emozione o piacere che abbiamo provato inizialmente o l’appagamento è scomparso. Se non ci sono più queste cose, se non c’è una spinta decisionale che ci porta a compiere quella determinata azione, vuol dire che SOLO un’abitudine.
Leggere mezz’ora al giorno, sicuramente è una bella abitudine, aiuta a tenere allenato il cervello, ci distrae dal cellulare, dal monitor del PC dalla tv, ci isola in una bolla e ci fa dimenticare la quotidianità, ci forma e ci informa. Tanti sono i motivi per i quali fa bene leggere, ma se lo si fa sempre tra le 21 e le 21.30 perchè ormai è un gesto che si compie quasi senza pensarci, allora riflettiamo su quanto bene ci stia facendo. Proviamo a leggere magari un’ora ma solo quando ne sentiamo il desiderio effettivo.
Questo è il grande lavoro che secondo me andrebbe fatto almeno una volta nella vita per capire a che punto siamo con la qualità del nostro tempo, di come decidiamo di passarlo e di come dovremmo decidere noi di arricchire la nostra vita, ed è qui il punto.
Eliminare le abitudini e ribaltare gli schemi comportamentali
Siamo realmente attivi nelle nostre vite o siamo passivamente coinvolti in quello che ci accade attorno e che ci travolge nel bene e nel male?
Creare delle sane abitudini fa bene, ci aiuta a educarci a farci del bene, ad amarci e a donarci dei momenti che aiutano la nostra evoluzione personale. Dovremmo iniziare a prendere una buona nuova abitudine appena ne abbiamo occasione.
Ma quando diventa solo abitudine è bene abbandonarla e lasciare spazio a qualcosa che possa farci ancora meglio o riempire il nostro tempo e il nostro spazio in modo diverso.
Pensiamo ora a tutto questo discorso calato sul nostro lavoro. Non so che lavoro fai tu che stai leggendo, ma sono sicura che ci sono almeno 5 cose che fai ogni giorno, durante le ore lavorative, che sono solo abitudini.
Leggi le mail appena arrivi in ufficio, la scusa è che devi vedere se ci sono cose urgenti o che è meglio vederle subito così ti togli il pensiero. Magari fai la pausa caffè sempre alla stessa ora e bevi sempre lo stesso tipo di caffè da quando hai memoria.
E tutte quelle cose che fai perchè hai sempre fatto così, dove le mettiamo? Anche loro rientrano nella lista. Purtroppo! già, purtroppo! Perché queste abitudini, sono quelle che non aiutano il progresso, l’espansione o anche le semplici migliorie per aumentare l’efficienza aziendale.
Continuare a fare le stesse cose, nello stesso ordine, con lo stesso schema, allo stesso momento, impiegando lo stesso tempo, ecc. Ecco cosa non fa crescere, cosa non aiuta a pensare fuori dagli schemi, cosa ci impedisce di vedere oltre il proprio naso.
Ci dimentichiamo anche perchè abbiamo iniziato e perdiamo motivazione anzichè trovarne di nuove. Già questo dovrebbe farti pensare e analizzare tutte le tue attività per capire come agire diversamente. E lo so che la nostra pigrizia e il nostro innato rifiuto per il cambiamento sono cose che spesso non riusciamo a controllare. Rettifico, la pigrizia dipende da noi, il rifiuto al cambiamento è un sistema di difesa del cervello che è automatico, per cui, meno scuse.
Prova a fare un elenco di tutte le attività che fai solo per abitudine, quelle che invece fanno parte di processi fondamentali e quelle che potresti cambiare e inizia. Inizia anche solo a spostare le attività di ora, ad effettuare un lavoro in una stanza diversa, gira la scrivania in ufficio, allarga il pensiero e abbraccia tutto quello che stai tenendo fuori degli schemi che ti rendono la vita più facile.
Se vuoi un confronto o approfondire questo tema, scrivi a [email protected].
E tu domani, per andare al lavoro, farai sempre ancora la stessa strada?
Paola Bragatto