Quarta e, mi auguro, ultima puntata della mia saga del tumore al pancreas.
Ci sono 1 su 103.769.105 di probabilità di fare un 5+1 al super enalotto: io l’ho fatto nei confronti del tumore al pancreas che mi è stato diagnosticato il 31 ottobre 2023. Posso dire di essere un ragazzo molto fortunato.
Il Responso Medico
Ieri il Prof. Andrea Pietrabissa mi ha “raccontato” il referto istologico fatto sul tumore asportatomi due settime fa: tumore di 2° stadio, 15 linfonodi di cui 3 con metastasi, il tutto però circoscritto nella zona asportata, sono risultati indenni da neoplasie il resto del pancreas e gli altri organi asportati per sicurezza.
La Lotta e la Sopravvivenza
Senza entrare nei termini tecnici che, onestamente, non ho compreso nemmeno io e che non mi interessa approfondire perché, se vado su internet mi spavento e muoio di paura invece che per il tumore, in sintesi quello che mi è stato detto ieri significa che sopravvivo e guarisco dalla malattia.
La notizia è questa ed è una bella notizia.
La Dura Realtà e le Lezioni Imparate
Andrea, mi ha spiegato che, il tipo di tumore che avevo, se non scoperto per tempo, così come è stato fatto in modo assolutamente casuale, si sarebbe manifestato con i sintomi in circa un anno e io me ne sarei andato nei successivi sei mesi, giorno più, giorno meno.
Certo, a inizio anno dovrò fare alcuni cicli di chemioterapia che viene fatta per sicurezza e sono previsti controlli serrati per alcuni anni, non sarà una passeggiata in un giardino di orchidee ma nemmeno un assalto al passo di leopardo in un intrico di rovi e di spine su un campo minato, chi ha fatto il militare sa cosa intendo.
Un anno e mezzo di vita prevista se non avessi la botta di culo di fare una tac per una malattia diverticolare che, per puro caso, ha beccato il tumore.
Io penso di essere abbastanza duro e centrato ma sentirsi dire una cosa come questa fa gelare il sangue, non ero pronto e non sarò mai pronto: la notte prima della visita non ho dormito e ora ho capito perché: era la paura del responso e ancora ora faccio fatica a metabolizzare la bella notizia e il pericolo scampato.
Cosa mi ha insegnato questa esperienza?
- Pensiamo di essere dei fenomeni eterni ma siamo solo delle caccole effimere. Il detto: “Pensa come se dovessi vivere in eterno, vivi come se dovessi morire domani” da alcune settimane mi è estremamente reale. Vivere creandoci dei problemi quando questi non si sono ancora manifestati è stupido, non vivere la vita pienamente guardando tutte le cose positive che abbiamo intorno è triste, perché un giorno potrebbe succedere, improvvisamente, che il gioco finisca e rimpiangere quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto solo perché paurosi o pigri sarebbe estremamente triste.
- Intorno a noi ci sono tante belle persone. In questo mese e mezzo, durante il quale ho deciso di raccontare la mia malattia, migliaia di persone, anche sconosciute, mi hanno manifestato affetto e vicinanza e leggere i messaggi mi ha dato tanta forza, è stato un aiuto fondamentale.
- Parlare fa bene, è terapeutico. Una malattia come questa è un fatto personale, ti incupisce, ti chiude, ti rende arrabbiato e nervoso e, spesso, chi ne fa le spese sono le persone a te più vicine, quelle che ti vogliono bene, quelle che ti assistono, a volte, con loro non riesci a parlare perché anche loro sono coinvolte emotivamente come te e forse ancora di più. Usare il blog e i social per parlare per me è stato terapeutico perché, se da una parte ho cercato di mettere un po’ di leggerezza nei miei racconti e non ho cercato compassione perché non la volevo, dall’altra parte non l’ho ricevuta, per fortuna. Tra le migliaia di messaggi ricevuti conto sulle dita di una mano quelli di compassione che ritengo inutili, tutti gli altri sono stati di solidarietà vera non pelosa o commiserante, di tifo da stadio e incoraggiamento, mi ha fatto molto bene.
- La scienza fa il 60% del lavoro, il restante 40% lo fa la tua testa. Occhio che questa è una teoria mia non suffragata da nulla, solo dalla mia esperienza vissuta, ma questo è il mio punto di vista. L’atteggiamento che hai nei confronti della malattia fa tutta la differenza del mondo. Certamente non sono mancati i momenti di disperazione, quelli in cui sono stato veramente male e ho fatto star male soprattutto Maria Elena che non mi ha mollato un attimo. Ma generalmente sono rimasto centrato, affrontando i problemi uno per volta man mano che si sono presentati, cercando di non vivere problemi immaginari del tipo: “Cosa succederà se…” o “Se non funzionasse?”
- La squadra è tutto: questa è facile, è una delle cose più importanti che cerco di trasferire tutti i giorni ai miei clienti. Si premia e si lavora per competenze, non per ore di lavoro fatte o impegno. Solo i veri professionisti che hanno competenza e che continuano a studiare per migliorare ottengono risultati duraturi nel tempo. Il capitano della squadra che ho scelto io, Andrea Pietrabissa e il suo team di aiuti è stata la scelta migliore che io possa mai aver fatto. Ringrazio per questo Maria Elena che mi ha aiutato nella scelta e in particolare Andrea, Cesare, Gabriella, Franco, Stefano che, alcuni dei quali non si conoscono di persona tra loro, tutti mi hanno fatto il suo nome come il migliore che ci potesse essere su piazza, e così è stato: grande prestazione.
- Il bicchiere è sempre mezzo pieno: non è una frase da stupido motivatore da quattro soldi ma, tornando alla testa, come noi vediamo le cose determina come le affrontiamo e quindi, in larga misura, cosa facciamo per risolvere i problemi e gli indovinelli che la vita ci offre. Io ho sempre fatto mio il motto: “La paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e…non trovò nessuno”. Se dicessi che non ho avuto paura mentirei spudoratamente, ho avuto tanta paura e ancora ne ho, ma per tutti i fattori sopra elencati ho aperto la porta e trovato soluzioni, sono molto orgoglioso di me e mi concedo questo momento da sborone perché me lo merito.
Conclusione: Un Anno di Vita
Quindi concludendo: il 2023 che si sta per concludere è stato un ottimo anno, sotto tutti i punti di vista: professionale, economico, di maggior tempo per me, di tempo dedicato ai miei affetti ma soprattutto per la mia salute: i diverticoli mi hanno salvato la vita, cosa volere di più?
#forzaonorecolore e grazie a tutti voi che mi siete stati e mi siete vicini.