La scoperta improvvisa: non avevo mai preso in considerazione questa eventualità, non perché pensavo di esserne immune, ma semplicemente perché è una di quelle eventualità che sai che possono accadere ma, almeno io, non pensavo che potesse accadere a me, così come tutte le mattine, salendo in auto, non pensiamo che potremmo non rientrare a casa la sera, non ci pensiamo mai ma, soprattutto per chi fa circa 50.000 km all’anno come me, la probabilità esiste, eccome se esiste. Lo vedo che ti stai toccando eh? Anch’io, da qualche giorno 😊
Un colpo di scena inaspettato
È successo il 31 ottobre, una data segnata ora in nero sul mio calendario della felicità, è la seconda volta che c’è una settimana segnata in nero da quando tengo questo calendario, l’altra volta però non era per motivi di salute e, a posteriori, quella settimana nera di qualche anno fa, mi sembra molto meno nera rispetto a questa.
L’annuncio e le conseguenze
È successo per caso: mentre stavo facendo una tac per un intervento di routine che avevo programmato per un’altra cosa, ero già fuori dall’ospedale e stavo salendo in auto per tornare a casa, mi richiamano e mi danno la notiziola, così, sbamm, una palata sul muso! L’hanno fatto con delicatezza, perché sono dei professionisti, però mi è caduto il mondo addosso, anche se, apparentemente, ho fatto il brillante (un pò come Fantozzi quando prende le tranvate e si chiude in un angolo a urlare silenziosamente), in realtà così a caldo non avevo realizzato bene la situazione, era come se stessi parlando di qualcosa in cui non ero coinvolto.
La reazione immediata
Mi dicono che servono ulteriori esami, ma che la tac rileva un tumore alla coda del pancreas e aggiungono: “Hai avuto fortuna, perché se non avessi fatto questa tac non l’avremmo visto e generalmente questi tumori danno una bassa probabilità di sopravvivenza perché sono asintomatici e quando ce ne accorgiamo è troppo tardi, non sono più operabili. Il tuo non dovrebbe essere così, programmiamo subito una biopsia, stoppiamo l’altro intervento e tiriamolo via e risolviamo la questione”. Amen.
La lotta emotiva
“Hai avuto fortuna e il tuo tumore non dovrebbe essere inoperabile, sei quell’uno su cinque operabile”, questa frase mi rimbomba nella testa, belle le statistiche, quando le guardi da fuori, un po’ meno quando tu sei parte della statistica.
Non ero preparato, sono piegato in due. Il 31 ottobre era martedì, mercoledì sarei dovuto partire per qualche giorno di vacanza con Maria Elena in Svezia, sono sotto shock, cosa faccio? Andiamo, ci andiamo ugualmente tanto non possiamo farci nulla, fino a che non farò gli accertamenti è inutile preoccuparsi: facile a dirsi, un po’ meno a farsi.
In questo momento mi viene in mente la frase che, anche io, spesso utilizzo nel mio lavoro: “Non conta ciò che ci accade, conta come reagiamo a ciò che ci accade”. Io ho sempre creduto nella verità di questa frase e spesso l’ho utilizzata come mantra anche per gestire situazioni complicate nel mio ambito professionale e anche personale ma mai, mai mi sono trovato in una situazione come questa e penso che ora dovrò davvero mettercela tutta, e anche un po’ di più, per reagire e accompagnare l’amichetto fuori dai coglioni.
Non conta cosa mi accade, conta come reagisco a ciò che mi accade, mi viene da piangere, ma questo è il mantra su cui imposto tutta la strategia di reazione. Farò così. Questo pensiero, durante il volo da Milano a Stoccolma, me lo sarò ripetuto in testa mille volte, sul momento non mi ha aiutato, ma so che sarà così e questo, tra l’altro, mi ha permesso anche di fare una bella vacanza, ci siamo divertiti e siamo stati bene.
Stoccolma è bellissima, non ho potuto assaggiare le loro specialità culinarie perché sono a dieta stretta perché devo cercare di dare poco da mangiare all’amichetto, ma, andateci, ne vale la pena.
Le emozioni che si susseguono
In questi giorni ho alternato tantissime emozioni, che ho provato veramente per la prima volta in modo quasi fisico, non mi era mai accaduto, provo ad elencarle:
Sconforto: perché una botta così non me l’aspettavo e mi si sono sgonfiate le ruote, ma proprio del tutto.
Disperazione: è un tumore brutto in un organo in cui nell’80% dei casi non si sopravvive oltre 5 anni, maledetta internet che se la apri ti terrorizza, cazzu cazzu, fanculo a internet cercherò di non leggere più nulla sulla materia perché mi butta troppo giù.
Paura: dire che mi sono e mi sto cagando leggermente in mano è un eufemismo, caspita, questa cosa mi fa veramente paura.
Rassegnazione: vabbè oramai è arrivato, fa parte di me, non ci posso fare nulla, cadere nella rassegnazione è pericoloso perché ti tira verso il basso, verso la parte buia del problema e non aiuta a trovare soluzioni, però ci sta, mi è successo.
Rabbia: ma perché proprio a me, perché succede così, in questo modo bastardo, mentre ho tanti progetti e cose da fare, realizzare, sognare? Una rabbia cupa, brutta, malsana, che fa star male me ma soprattutto tutti quelli intorno a me che si trovano, loro malgrado, a dover sopportare la mia rabbia.
Aggressività: Tutte le persone intorno a me, che hanno saputo, soprattutto i miei clienti con cui ho dei legami importanti, sono meravigliose, ma è la mia famiglia che mi dà forza: Mattia, Valerio, Silvia, ma in particolare Maria Elena che mi sopporta anche quando, spesso, sono intrattabile. Già solitamente non sono simpatico di mio, immagina come posso essere in questi giorni, un gatto attaccato ai testicoli è meglio di me, me ne rendo conto, perchè ogni tanto scatto, scatto di rabbia, senza motivo reale, rivolgendomi male a chi ha la sfortuna di essermi vicino in questo momento. Grazie Maria Elena, per tutto quello che stai facendo per me e con me. Rivolgersi al bersaglio sbagliato non è mai una soluzione e purtroppo in questi giorni io l’ho fatto un po’ troppo spesso, ora mi sono dato una regolata, cercherò di non sbroccare più con chi non ne può nulla. Promessa di boy scout.
Elaborazione: sono una persona razionale, per il mestiere che faccio, per l’addestramento che ho avuto, per le esperienze fatte: mi piango addosso un pò, e in questi giorni ho pianto silenziosamente parecchio, poi cerco di elaborare e trovare soluzioni, anche quando le cose vanno male e porca paletta non sono mai andate male come in questi giorni, elaboro il lutto e poi inizio a pensare positivamente. Elaborare è fondamentale per me e lo sto facendo, mi fa stare bene.
Consapevolezza: il tumore c’è, è inutile chiamarlo con un nome diverso o fare finta di niente, ma ci sono delle soluzioni, ci sono delle cose da fare, da organizzare e poi in fondo mi hanno detto: “Hai avuto fortuna”. Anche lo specialista che ho scelto per lavorare con me mi ha detto la stessa cosa:” Il tasso di mortalità di questi tumori è molto alto perché non ce ne accorgiamo in tempo e quando i pazienti arrivano con i sintomi, oramai sono troppo estesi, troppo grandi e non si possono più operare. Sono operabili 1 su 5 e tu sei già quell’uno, quindi, calma e gesso e affrontiamo la cosa, la possiamo risolvere”. Hai avuto fortuna: l’ho sempre detto di essere un ragazzo fortunato, anche in tempi non sospetti e quindi questa la voglio considerare la mia vincita al super enalotto, non sono matto, ma pensa che probabilità c’è di beccare una cosa come questa in modo assolutamente casuale, quando stai guardando altro, beccarla e riuscire a intervenire. Dimmi tu se non è una bella botta di culo questa.
Positività: è una delle mie caratteristiche, cerco di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, anche in questa occasione, nel merdone che io e chi mi sta vicino, ci troveremo ad affrontare, sicuramente troveremo degli insegnamenti e, più avanti, riusciremo a sorriderci sopra.
Certezza: ci sono delle persone che riescono a superare questo specifico problema e guariscono, io sarà una di quelle. Lo so che quest’affermazione può sembrare una frase da motivatore da 4 dobloni falsi ma, ne ho le prove: noi siamo quello che pensiamo e il pensiero aiuta sia lo spirito che il fisico e sarà così, porca paletta. Sono certo di farcela, così come sono certo delle persone intorno a me, tutte, ce la faremo, insieme.
Preparazione: io sono quello degli schemi, dell’organizzazione, delle procedure e dei mansionari, cerco di essere sempre preparato nel mio lavoro e a volte, proprio per questa caratteristica, sono pedante, noioso e irritante. Penso che in quest’avventura l’esperienza e l’addestramento fatto, anche se in altri campi, mi servirà parecchio e avrò modo anche di imparare parecchio cose che mi serviranno per il futuro.
Azione: la prima settimana è stata terrificante perché non ho avuto la possibilità di fare niente se non attendere. Il dubbio e l’inazione sono, secondo me, la rovina di qualsiasi progetto, la condizione di dubbio ci distrugge, agire ci fa star bene e ci permette di essere determinanti sia nelle scelte che nella modalità. Da lunedì, dopo il secondo consulto, sono operativo, ho tempi, scadenze e cose da fare, sto molto meglio. Azione, si va.
Vittoria: il raggiungimento di un obiettivo parte dal primo passo che facciamo e per me, sempre, il primo passo è quello di credere di poter vincere, se ci sono le condizioni anche minime per farlo, e in questo caso le condizioni sembrano essere molto più che minime, per cui, il cammino verso la vittoria è iniziato. Andiamo a comandare!
Affetto: ho dovuto necessariamente rimodulare i miei impegni e i miei clienti sono stati messi al corrente della situazione, la solidarietà e l’affetto che ho e sto ricevendo da tutti, nessuno escluso, è commovente ed è bellissimo vedere che ci sono così tante persone che si preoccupano per me in modo vero. Chi mi è più vicino, la mia famiglia originaria Mattia, Valerio e Silvia e quella acquisita Andrea, Marco, Federica, Franco ma soprattutto Maria Elena: sono forti, operativi, presenti e mi danno tanta forza, senza di loro sarei disperato.
Il potere della scrittura
Perché ho scritto questo articolo?
Perché scrivere per me è terapeutico, fa parte del mio mestiere, ma soprattutto mi fa star bene e quindi scrivo, per me stesso e lo rendo pubblico perché magari può essere utile a qualcuno, non si sa mai, condividere è sempre positivo.
Scrivo anche perché preferisco raccontare io le cose, così come le sto vivendo, piuttosto che lasciare adito a interpretazioni, congetture o punti di vista che non siano il mio e perché in questi giorni ho postato una foto del pre ricovero e ho ricevuto tantissimi messaggi sia di solidarietà che di preoccupazione, a qualcuno ho risposto direttamente, ma non a tutti e, visto che ho sentito tutto questo affetto, mi sembra giusto raccontare questa nuova avventura.
Se lo stai leggendo e se sei arrivato fino a qui ti ringrazio, non so se racconterò l’evoluzione delle cose che mi porteranno a guarire, probabilmente si, perché in fondo è un racconto che ha anche molto a che fare con quello che faccio io tutti i giorni con i miei clienti: trovare problemi e risolverli, consapevoli delle difficoltà, ma sorridendo, perché non c’è problema che non si possa risolvere, si lo so, questo potrebbe essere il caso di un problema irrisolvibile, il problema irrisolvibile capiterà anche a me, come a tutti noi, “Un giorno, ma non ancora”(cit. Il Gladiatore).