Diventare un imprenditore in gamba, capace di far funzionare bene la propria azienda creando un gruppo motivato e coinvolto, può sembrare un’utopia uscita da un libro di qualche sedicente guru-fuffologo motivazionale.
In realtà non è così: diventare un imprenditore – un buon imprenditore – è possibile, anche se non esistono libretti d’istruzione per farlo. A tal proposito, sai che tempo fa ho scritto un libro che si intitola proprio “Fare impresa senza libretto d’istruzioni”? Te ne parlerò nel dettaglio più avanti.
Tornando a noi, alla domanda “come diventare un imprenditore?” esiste un’unica risposta: si diventa facendolo, perché non ci sono libretti d’istruzione.
Dall’esperienza sul campo, sbagliando e riprovando, si impara giorno dopo giorno a camminare con le proprie gambe in un mercato oggi sempre più complesso e mutevole.
Vale per il mio settore, vale per qualsiasi settore: fare l’imprenditore significa fare impresa. Se cerchiamo la voce “impresa” nel dizionario della lingua italiana, scopriamo che fare impresa non è proprio una passeggiata in un campo di orchidee fiorite.
Purtroppo molti miei “scolleghi” raccontano che si può ottenere il successo in poco tempo. Con quattro semplici mosse, a detta loro, possiamo acquistare il super attico a Dubai e girare con macchinoni da urlo: sono tutte stupidaggini, buone per i gonzi o per i disperati.
Diventare imprenditori è una scelta che può nascere per diverse ragioni: dalla semplice passione innata fino alla voglia di affermarsi o reinventarsi con un nuovo business.
Non importa il motivo per cui scegliamo di diventare imprenditori; importa però sapere che, quando decidiamo di aprire un’impresa, ci assumiamo anche la responsabilità di essere consapevoli del nostro ruolo sociale nei confronti degli stakeholder che ruotano intorno all’azienda.
Percorsi di studio
Non esistono, purtroppo, percorsi di studio ad hoc per diventare imprenditore: solo operando sul campo sarà possibile sviluppare e mantenere il nostro business profittevole nel tempo.
Neanche con il lanternino troverai mai corsi che insegnano a:
- riuscire a dormire la notte quando le preoccupazioni ci assalgono;
- gestire tutte le grane quotidiane da affrontare che, apparentemente, nulla hanno a che fare con le nostre attività;
- essere sempre motivati e positivi anche quando, intorno a noi, tutto ci dice che è difficile ed è un gran pasticcio;
- risolvere problemi dalla mattina alla sera, anche facendo il lavoro delle persone che abbiamo assunto.
Perciò, non esistono percorsi di formazione accademici ma esiste:
- l’attitudine allo studio quotidiano e costante;
- la passione per quello che si fa;
- la curiosità e l’entusiasmo di affrontare nuove sfide;
- la voglia costante di migliorarsi per lasciare un segno tangibile del nostro passaggio su questo pianeta.
In sostanza, i percorsi di studio ce li creiamo noi e ce li crea il mercato sulla base delle esperienze vissute ogni giorno.
Esperienze per diventare un imprenditore
Lo ribadisco ancora una volta: le esperienze necessarie per diventare imprenditore non sono scritte da nessuna parte. Certo, guardare e conoscere altri imprenditori – del nostro o di altri settori – può aiutare a guidarci e farci da mentori nel nostro percorso.
Avere un mentore può aiutare molto: un altro imprenditore come te, che ha avuto o ha gli stessi tuoi problemi, sa bene cosa significa fare impresa per davvero. E non solo perché ha letto dei libri, ma perché tutti i giorni gestisce le stesse cose che gestisci tu.
Perché può essere utile un mentore? Be’, semplice: anche lui ha vissuto tante esperienze che lo hanno aiutato a diventare imprenditore ma, non essendo coinvolto emotivamente nella tua impresa, può trasferirti il suo know-how in modo lucido, più oggettivo.
In pratica, un imprenditore è una persona che, nel buio della sua cameretta, si pone domande a cui deve darsi risposte e nessuno della sua organizzazione può aiutarlo in merito a certe decisioni da prendere o certe ansie che vorrebbe condividere.
Ecco perché, in questi casi, avere un mentore aiuta, aiuta molto.
È quello che facciamo noi di Palestra d’Impresa, tutti i giorni, da oltre 15 anni: siamo mentori e allenatori che condividono le proprie esperienze con l’imprenditore, per suggerire cosa ha funzionato per noi e cosa potrebbero funzionare anche per lui, per metterlo in guardia su certi errori che abbiamo commesso noi e che potrebbe commettere anche lui facendosi del male inutilmente.
Per allenare un imprenditore, non basta avere competenze tecniche specifiche. Servono spesso anche competenze di carattere comunicativo-relazionale: le soft skill.
Soft skill dell’imprenditore
A mio avviso, le soft skill di base che ogni imprenditore dovrebbe possedere o allenare sono:
- Grande empatia: per riuscire a mettersi nei panni degli altri riuscendo a farsi accettare come leader, senza imporsi come capo.
- Feroce determinazione: per lavorare con lena ed entusiasmo anche nei momenti difficili che spesso si presentano in azienda.
- Visione sul futuro: per vedere oltre l’ostacolo (senza essere un esaltato visionario) e riuscire a progettare un futuro migliore per sé, i propri collaboratori e l’azienda.
- Attitudine al rischio: niente follia o incoscienza, ma capacità di assumersi dei rischi a volte calcolati, a volte un po’ meno. Per definizione, impresa è un rischio.
- Coraggio: senza non si va da nessuna parte e oggi ne serve molto per fare impresa, soprattutto in Italia.
- Equilibrio: per soppesare tutte le aree della propria vita considerando sé stesso e i suoi affetti perché, diciamocelo: se per fare impresa dobbiamo morire e perdere la famiglia, forse non ne vale la pena!
Ma attenzione all’ultimo punto: non vuol dire non sacrificarsi. Nei primi anni è necessario magari lavorare 20 ore al giorno per far partire l’azienda, ma nel medio lungo termine dobbiamo trovare un equilibrio, trovando il tempo sia per noi che per i nostri affetti, altrimenti faremo danni, grossi danni.
Libri sull’imprenditoria
Personalmente, io leggo sempre, di tutto: almeno cinquanta, settanta libri l’anno. La maggior parte sono manuali di management e attinenti al mio lavoro. Mi piace leggere le biografie dei grandi imprenditori o libri scritti da quelli che io considero grandi imprenditori, non perché insegnano a fare impresa ma semplicemente perché, attraverso le loro vite ed esperienze, capisco come posso migliorare e quanta strada ho ancora da percorrere.
- Adriano Olivetti: ho lavorato nella sua fabbrica nei primi anni ‘80, quando lui era mancato ormai da 20 anni, ma si percepiva ancora la sua grandezza e visione.
- Leonardo Del Vecchio: partito dal niente, ha creato un impero con un carattere molto particolare.
- Sergio Marchionne: pur essendo manager, gestiva le attività come un imprenditore.
- Bernardo Caprotti: ha fatto grande l’azienda ma con grandi fratture familiari.
La lista potrebbe essere molto più lunga e, come vedi, sono tutti italiani.
Il motivo? No, non è mero patriottismo. Semplicemente, perché viviamo in Italia e i modelli americani o stranieri, seppur affascinanti, spesso non sono applicabili alla nostra realtà.
Come ti ho accennato all’inizio dell’articolo, un libro che ti suggerisco di leggere – consentimi il momento pubblicità – è ”Fare Impresa senza libretto d’istruzioni”, scritto da me insieme a Filippo Berto, CEO di Berto Salotti.
Lo abbiamo scritto a quattro mani per confrontarci e raccontare le nostre esperienze di vita vissuta e per dare spunti a chi, come noi, non ha mai trovato istruzioni scritte ma comunque, in un modo o nell’altro, la sua impresa sta cercando di farla andare bene.
In fondo, è vero: non esistono libretti di istruzione per fare impresa; ma non per questo dobbiamo arrenderci e rinunciare a fare il mestiere più bello del mondo, quello dell’imprenditore.
P.S. Acquistare il nostro libro vuol dire anche fare un’opera di bene: tutti i proventi del libro saranno devoluti all’associazione ”Un Nuovo Dono Onlus” di Pavia che si occupa di ragazzi disabili.
Ah, se poi il libro non ti piace, scrivimi il motivo: sarà mia cura rimborsarti l’intero importo.