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Palestra d'impresa / La vita è quello che ti accade mentre fai progetti
Ci siamo lasciati il 14 dicembre 2023, con il tumore operato e la ripresa fisica con visita programmata a gennaio in oncologia.
Ho avuto una grande e veloce ripresa fisica e delle bellissime feste, passate in famiglia e con gli amici, sono stato proprio bene.
A metà gennaio andato alla visita oncologica con fiducia, trattandosi di chemioterapia adiuvante di prevenzione mi aspettavo una cosa leggera e tranquilla e invece mi è arrivata una mazzata in mezzo ai denti del tutto inaspettata.
Il mio cervello aveva fatto scattare uno strano bias che ha associato chemio “adiuvante di prevenzione” a “semplice e leggera” immaginate la mia faccia, e quella di Maria Elena, quando l’oncologa ci ha spiegato che non sarà né semplice, né leggera proprio perché, essendo “giovane”, serve una chemio bella forte per escludere i rischi di recidiva che, nel mio tumore, sono alti, anche se la TAC di controllo ha evidenziato che sono “pulito”.
La chemio sarà di 12 cicli in 6-8 mesi, non entro nei dettagli perché mi viene paura solo a pensarci. Programmiamo con l’oncologa il ricovero perché il primo ciclo sarà fatto in regime ospedaliero: si inizia lunedì 22 gennaio.
Esco dal consulto con l’oncologa piegato in due e con il morale per terra, ma, come sempre, me ne faccio una ragione, grazie soprattutto al supporto di Maria Elena, riprogrammo le mie attività e mi preparo per iniziare la chemio. Sono mentalmente pronto.
Venerdì 19 mentre sono in auto mi suona il telefono, in call mi trovo il chirurgo, l’oncologa e il gastroenterologo che, a seguito di un consulto, mi dicono che la chemio non si può fare: San Diverticolo richiede il suo momento di notorietà e di attenzione.
Mi spiegano che il mio intestino è compromesso a causa dei diverticoli, la malattia originaria per cui avevo fatto i controlli e fortunosamente scoperto il tumore, e che potrebbe non reggere la chemio, per cui mi suggeriscono di posticiparla e fare prima l’intervento di resezione del sigma per eliminare il problema dei diverticoli.
Altro giro, altra corsa, altra botta, altra riprogrammazione della vita. Si, qui mi chiedo: “Ma perché proprio a me questo calvario e questo stillicidio?” È una domanda stupida, lo so, me ne rendo conto e vado oltre, riprendo a guidare e vado da un cliente, tutto si aggiusta, fino alla fine.
Si sa, anche se non sono un bravo motivatore, le cose bisogna vederle con il bicchiere mezzo pieno e mi dico che è meglio così, avrei dovuto essere comunque operato entro un anno o due per i diverticoli, ci togliamo la paura e andiamo avanti senza pensarci più
Lo staff medico è super veloce e dopo l’operazione il 2 febbraio, sono in ospedale, arzillo come un grillo senza diverticoli, l’operazione è andata bene, mi sento un fiorellino e smanio per andare a casa, sto rompendo le scatole a tutti e mi auguro che in un giorno o due possa tornare a casa per prepararmi per la chemio.
Nel frattempo, comunque faccio tutte le cose che serve fare per riuscire a riorganizzare la mia vita e la mia attività e per ora, grazie soprattutto alle splendide persone che lavorano con me, ci sto riuscendo.
Le dimissioni sono previste per domenica 4 febbraio, è sabato, io sto bene, mi alimento, ho fatto la cacca, tutto procede a meraviglia, sono contento.
Sabato sera, verso le 19.00 precipita tutto, inizio a star male, dolori atroci, mi vomito addosso diverse volte, sono preda di un tremore incontrollato, tac al volo che evidenzia che la sutura non ha retto e ho una peritonite in atto con nuova perforazione.
Viene convocato d’urgenza lo staff chirurgico, arriva trafelato il mio chirurgo, che era a cena con amici, vestito a festa e mi dice che mi opera subito, questa volta però l’intervento sarà invasivo e mi dovrà praticare la stomia, per qualche mese, per poi ricanalizzare il tutto. Queso giro di giostra sarà il più impegnativo.
Sono le 22.00 e io sono disperato, ho dolore, sono quasi affigato nel mio vomito, non sono lucido, riesco ad avvisare Maria Elena che per fortuna risponde, cerco di tranquillizzarla, lei avviserà tutti. Andrea, il chirurgo, le dice che la chiamerà non appena finito per dirle se sono in reparto o in rianimazione, c’è quell’eventualità. Non ho mai provato un terrore così grande.
Per fortuna l’operazione va bene, alle 2,30 sono in reparto, dormo.
Domenica mattina vedo la ferita, è impressionante, la sacca è deprimente, mi immagino la nuova condizione, sono veramente a terra, non ho voglia di parlare con nessuno, non ho voglia di fare niente, mi sto lasciando andare.
Mi rendo conto però che questo non è il modo giusto, mi prendo 24 ore di tempo di inattività totale e riflessione su come riorganizzarmi e ripartire ed oggi, martedì 6 sono di nuovo in pista, un po’ acciaccato ma in pista.
Sto bene? No, sto malissimo fisicamente e non ho mai provato dei dolori così grandi ma la testa ha ripreso a macinare e il fisico gli andrà, volente o nolente, dietro, vaffanculo alla stomia, cago da un fianco e scoreggio nel palloncino, vaffanculo i 40 punti metallici che mi fanno sembrare un cyborg, passerà tutto.
E verrà il giorno, ma non ancora, in cui potrò dire: le cicatrici ti dicono quanto hai sofferto ma ti fanno capire che sei vivo e hai vinto e così sarà.
Ah, in questi giorni ho scoperto anche un altro effetto collaterale del mio tumore: il pancreas secerne l’insulina e avendomene asportato circa due terzi, non sta lavorando come un top performer: ho la glicemia altissima, che palesa un bel diabetone, per ora mi fanno l’insulina, poi vedremo, io sono quasi certo che passerà e con il tempo riuscirò a mettere tutto a posto, ma al limite, mi ciuccerò anche questo che è comunque il minore dei mali. Non mi voglio proprio far mancare niente. Che vuoi che sia?
Cosa mi continua ad insegnare questa avventura?
Ecco, sorridere, aiuta tanto e in questi mesi ho veramente riscoperto il valore del sorriso.
Grazie per avermi letto fini qui e ci becchiamo su questi schermi per la prossima puntata che sarà il racconto della chemio terapia.
Maria Elena: grazie, sei la mia roccia.
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